Discreto e fidato amico…

Discreto e fidato amico…

Discreto e fidato amico...
Discreto e fidato amico…

19 settembre 2018

Caro diario,

mi sono svegliata di soprassalto con una sensazione sgradevole ed avevo ragione. Noi donne siamo custodi, attraverso eventi ciclici, degli anni della giovinezza: li conserviamo in alcune cose che non ci piacciono, che ci creano disagio e ci fanno stare male. Per questi eventi fisiologici non invecchiamo mai troppo in fretta, per il resto ci sembra di gareggiare ogni giorno con il tempo inesorabile!

Caro diario, discreto e fidato amico mio… Qualche tempo fa, durante una conversazione tra amiche in cui si affrontava, appunto, questo argomento, ho sentito una frase che mi ha lasciato delle amare perplessità: “Non è che mi devi raccontare proprio tutto!” Ah, no? Ero convinta che il ruolo dell’amico fosse proprio quello di raccogliere il buono e il cattivo, il bello e il brutto, trasformandoli in qualcosa di straordinario solo con il semplice atto dell’ascolto. Mi devo ricredere!

Mi rendo conto che alcuni argomenti sono imbarazzanti, che siamo stati così rigidamente educati a pensare che dire tutto quello che si vorrebbe dire “non è conveniente”, per usare un’espressione d’altri tempi. Ma proprio per questo sono stati inventati gli amici: a loro si possono raccontare, senza vergogna, gioie e dolori di un amore impossibile, di una delusione in famiglia, dell’abbandono di un amante, di sesso proibito, bugie e sotterfugi… “un vero amico, se lo chiami nel cuore della notte dicendo che hai ucciso qualcuno, non ti chiede chi e perché ma ti domanda dove vorresti che ti aiutasse a seppellirlo” (cit). Eppure, a quanto pare, non sempre è così.

 

Caro diario,

quando ci accorgiamo veramente di essere cresciuti? Ho dato sempre molte risposte e qualche volta ho ironizzato sulla “vecchiaia”: quando le braccia allungate non bastano più per poter leggere nonostante gli occhiali, quando incontri un ragazzino per strada e non gli chiedi “chi sei?” ma “di chi sei il figlio?” Oggi ho un’altra risposta: quando tuo padre ti chiama, la mattina presto, e dal tono della voce capisci che c’è qualcosa che non va.

Ti assale, in questi casi, la consapevolezza (la paura e il dolore) che anche i nostri genitori crescono insieme a noi e ci lasciano il testimone di quelle corse che prima loro facevano per noi, facendoci percorrere insieme a loro alcuni tratti di pista, nella gara ad ostacoli che si chiama vita. Per fortuna va ancora tutto bene e anche questa volta abbiamo tagliato il traguardo della vittoria!

 

In questa sezione troverete tutte le pagine del mio diario, man mano che verranno pubblicate: http://diariodiunastrega.altervista.org/category/caro-diario/